Di ritorno dal nostro primo viaggio a Zanzibar nell’agosto 2016 (se vuoi leggere il nostro racconto clicca qui zanzibar-lisola-delle-spezie )avevamo promesso a quella terra d’Africa, che saremmo tornati; Zanzibar – tra ricordi e nuove avventure, avevamo troppe emozioni ancora da vivere, troppe persone ancora da incontrare, troppi odori ancora da annusare; e così l’anno dopo abbiamo organizzato un nuovo viaggio e questa volta per due settimane.
La zona est è sempre stata la nostra preferita e così anche per questo nuovo viaggio decidiamo di alloggiare sulla stessa costa, ma in due diverse strutture, per conoscere meglio l’isola.
Nel nostro primo racconto abbiamo parlato a lungo delle caratteristiche dell’isola, quindi questa volta ci vogliamo dedicare un pò di più alle fotografie perché a volte dicono più di tante parole.
Appena arrivati sulla spiaggia i nostri occhi che già conoscevano quel paesaggio , si sono riempiti di gioia e di soddisfazione per aver scelto ancora una volta quella parte di mondo
Passeggiare su e giù per la spiaggia quando l’acqua si ritira per centinaia di metri, è appagante, una distesa immensa di sabbia bianca e umida con punti dove l’ acqua un pò più alta crea delle piscine naturali che assumono infinite sfumature di verde e azzurro, un paesaggio sempre diverso durante la giornata. Le imbarcazioni Zanzibarine, i Dhows, sembrano dormire, adagiate un pò tristi sulla sabbia, in attesa di essere svegliate dall’acqua e poter riprendere il largo a vele spiegate.
Quando l’acqua si ritira lascia emergere tanti bastoncini infilati nella sabbia, sono i bastoncini a cui sono legate le alghe che vengono coltivate anche qui e dove le donne Zanzibarine, vestite in abiti colorati, camminano e si accovacciano per raccoglierle. Le trasportano sulla testa in grossi sacchi, che poi verranno rovesciati per farle essiccare.
La struttura scelta è il Reef&beach resort, direttamente sulla spiaggia di Jambiani, fantastica struttura con piscina e pontile/bar sul mare di Zanzibar.
Immancabili i Masai, che anche qui ti prendono per stanchezza e prima della fine della vacanza ti convincono a visionare il loro “campionario” e comprare piccoli oggetti. Anche qui mi raccomando.. contrattare… contrattare… Non si possono avvicinare troppo ai lettini dei resort, quindi se volete parlarci o comprare qualcosa, meglio andare da loro che tanto passano avanti e indietro per la spiaggia. Se cerchi i beach boys, li trovi anche qui, e come per le altre zone organizzano escursioni molto ben fatte.
Quando cala il sole, l’atmosfera è ancora più magica, decine di ragazzi del posto e bambini che giocano a calcio. In un attimo vengono organizzate partite Zanzibarini contro resto del mondo; tutti uniti senza distinzioni di culture o religioni ma solo per il piacere di condividere un gioco e divertirsi. E bambini che giocano con qualsiasi cosa, ho incrociato una bimba con uno pneomatico in mano più grande di lei, non sapeva come fare perché era da sola, è bastato uno sguardo e lei mi ha tirato la ruota e mi ha invitato a ritirargliela, che bello e che semplicità.
La struttura scelta per questa settimana a Paje è il Crystal Resort direttamente sulla bellissima spiaggia di borotalco.
se vuoi saperne di più sul Cristal resort clicca qui Cristal Resort
Durante il nostro primo viaggio avevamo visto che l’isola è piena di bambini e ci eravamo ripromessi che se fossimo tornati avremmo portato con noi oltre che matite e pennarelli anche un pò di vestitini da lasciare. Quando abbiamo cominciato a raccogliere i vestiti usati da amici e parenti, ci siamo resi conto di quante cose buttiamo quasi nuove e di quanto invece con le stesse cose che noi buttiamo si possono rendere felici altri bambini.
Qualcosa l’abbiamo data alle ragazze che ci rifacevano le camere. E’ stata un’emozione grandissima, le chiamavamo una ad una e gli dicevamo di scegliere alcune cose dalla valigia. Loro li per li sembravano incredule, ci guardavano e a gesti ci dicevano : io? Sono per me? e quando gli dicevamo che potevano prenderli i loro occhi si riempivano di una luce fantastica. Mi emoziono ancora a pensarci!
Altre cose le abbiamo date ad una cameriera per portarle al suo villaggio, alcuni giorni dopo, è venuta a cercarci e ci ha raccontato di aver radunato tutti i bambini con le mamme, dicendogli che delle persone gli avevano dato questi vestiti e che erano per loro. Ad una ad una ogni mamma ha raccolto un vestitino e tutti hanno voluto sapere chi fossero quelle persone e da dove venivano. Ci ha ringraziato tanto e ancora oggi ci sentiamo via what app, quando lei ha la linea perché non le è sempre possibile.
Accompagnati da un ragazzo del Reef&Beach una mattina siamo andati in un villaggio poco fuori Jambiani; al nostro arrivo, la terra rossa dell’Africa, le casine fatte di fango e mattoncini, la scuola tutta colorata, l’ospedale e i tanti bambini che ci hanno accolto con la loro allegria contagiosa. Girare per il villaggio è istruttivo, vedi la loro organizzazione e il loro senso di comunità. I bambini hanno abiti colorati e vanno a scuola. Sono bellissimi e nei loro occhi spende il sole di Zanzibar, nonostante la povertà che si respira intorno. Gli abbiamo portato le matite e il maestro li ha messi tutti in fila e ne ha data una per ciascuno.
The Rock Restaurant era una rimessa di pescatori fino al 2010, quando alcuni italiani hanno deciso di fare un investimento e “risistemarla”. Una casetta in cemento con tetto in Makuti africano, “appollaiata” su una piccola roccia nell’Oceano Indiano, vicinissima alla spiaggia di Michanwi Pingwe, lungo la costa est di Zanzibar. Oggi è uno dei più particolari e affascinati ristoranti del mondo.
Ne avevamo sentito parlare, lo avevamo visto spippolando qua e la sul Web, ma andarci di persona è stata una sorpresa inaspettata.
Siamo arrivati la mattina ed era lambito da un’acqua turchese che rendeva il paesaggio molto suggestivo. Ne abbiamo approfittato per prendere una barchetta e andare al largo a fare un pò di snorkeling. Al nostro ritorno l’acqua se n’era andata lasciando lo spazio ad una distesa di sabbia bianca e morbida. Abbiamo potuto camminare fino al ristorante. Purtroppo c’erano un sacco di persone in coda per mangiare, quindi non ci hanno fatto salire per vedere l’interno e non abbiamo foto, ci dispiace. Quando c’e’ l’alta marea, una barchetta fa da spola tra The Rock e la spiaggia.
Questa escursione inizia la mattina prestissimo, con un’uscita in barca dalla spiaggia di Kizimkazi, alla ricerca ( o forse meglio dire all’inseguimento) dei Delfini. Prima di partire avevamo letto che il periodo (agosto) era favorevole al loro avvistamento; entusiasti e speranzosi dopo esserci informati abbiamo prenotato questa escursione. Peccato che il mare fosse mosso come nelle migliori tempeste, quindi abbiamo cercato e inseguito i delfini tra le onde che sinceramente non invitavano a tuffarsi. Dopo più di un’ora e mezzo di presunte pinne avvistate tra un’onda e l’altra e svariati urli: “Eccoli!” “Dove?” “li! il nostro capitano ci ha detto che forse la giornata non era tanto adatta e siamo tornati indietro, gustandoci quest’alba stupenda. I delfini li cercheremo un’altra volta.
Ripreso il pulmino ci siamo diretti al Parco nazionale di Jozani Chwaka Bay, che dista solo una quindicina di minuti da Kizimkazi e 35 chilometri da Stone Town. Il parco protegge l’unica foresta di Zanzibar e si trova nella parte centro meridionale dell’isola; al suo interno vivono tranquille e per nulla infastidite dall’uomo le scimmie Red Colobus, una specie endemica che vive soltanto qui.
Non è difficile vederle: le scimmiette dalla schiena rossiccia e dalla faccia buffa, se ne stanno appollaite sui rami, oppure non è difficile sorprenderle con le manine in bocca a mangiare tutto ciò che di commestibile trovano intorno. Bisogna cercare di non avvicinarsi troppo, non guardarle negli occhi e soprattutto seguire le indicazioni della guida, perché sono sempre animali selvatici quindi non disturbarle e non dare loro nessun tipo di cibo, sono sicuramente atteggiamenti per rendere la passeggiata nella foresta sicura e gradevole a contatto con questi simpatici animali.
Durante la passeggiata la guida da anche alcune informazioni sulla flora presente e con occhio di lince individua anche le scimmiette più nascoste. Ci sono anche le scimmie blu anch’esse visibili molto facilmente.
Proseguendo la passeggiata si arriva attraverso un ponticino di legno, ad una foresta di mangrovie. Se lungo la strada trovi dei semi di mangrovia come quello fotografato qui in basso, devi buttarlo nel terriccio dove affondano le radici delle mangrovia, se si pianta in verticale nella terra da li ne nascerà una nuova.
Ci siamo imbarcati a bordo di una lancia, direttamente da Stone Town, alla volta di questa lingua di sabbia, accompagnati dai nostri beach boys. Una perla bianca, visibile solo con la bassa marea, accarezzata da un mare turchese dalle mille sfumature: è Nakupenda, in lingua Swahili: Ti Amo– Dopo una mezzoretta di navigazione, siamo attraccati . Il tempo al nostro arrivo non è bellissimo, nubi grandi e dal colore grigio piombo, si avvicinano minacciose da Stone Town, ma confidiamo nella buona sorte e infatti dopo un paio di ore le nuvole nere lasciano spazio ad un cielo azzurro e ad un sole cocente, che riflettendo sull’acqua crea delle sfumature fluorescenti.
I beach boys montano dei gazebo un pochino rudimentali per ripararsi dal sole (4 pali tremolanti che reggono un telo colorato) e allestiscono un barbeque a base di aragosta, crostacei e polpo. L’isola è battuta da diversi gruppi di turisti, ma non ci si da troppo fastidio e lo spazio per fare ottime fotografie e godersi il mare non manca. Intorno alla lingua di sabbia un’ottima barriera corallina e il mare calmissimo consentono di nuotare e fare snorkeling in tranquillità.
Ma è tempo di rientrare, l’alta marea sta arrivando e come per magia nasconderà al mondo questa splendida perla
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